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Perché Paolo Uccello?

 

Perché il suo nome ha evocato nella mia mente, fin da quando mi sono avvicinato alla sua opera, un misto di arte e scienza, cioè quella somma di cognizioni e di logica, di fantasia, intuito e volontà che hanno dato vita al suo linguaggio espressivo.

Paolo Uccello, artista e teorico, alimenta il suo lavoro con immaginazione e razionalità e trasforma ogni oggetto in puro pretesto per applicare, a suo modo, regole di geometria, leggi di ottica e di prospettiva.

Egli considera la figura del cerchio come la "misura per tutte le immagini", ritenute parti, frammenti, che  "si convengono" e "s'indovano" nell'unica forma perfetta e in una stessa opera ammette punti di fuga diversi, quindi una complessità spaziale, anticipando così i cubisti, che frazioneranno lo spazio e gli oggetti per consentirne l'osservazione da tutti i lati.

Nell'intera opera di Paolo Uccello si fa riferimento ai teoremi contenuti nei trattati di ottica medioevali e, in particolare, alla Perspectiva del Vitellione, della quale viene approfondito lo studio del IV libro dove, con i teoremi 42,43 e 49, si descrivono gli effetti di riflessione degli specchi concavi, all'interno dei quali si può vedere una sola immagine, scambiata, rovesciata e incurvata.

Nello stesso libro viene associato l'effetto meteorologico dell'arcobaleno a una lente concava ed è molto probabile che Paolo Uccello ne abbia tenuto conto nell'eseguire l'affresco del Sacrificio di Noè, nel Chiostro Verde di Santa Maria Novella a Firenze.

E ancora, nel VII libro della Perspectiva, nel parlare degli effetti di riflessione degli specchi convessi, columnari e piramidali, si fa notare come essi producano figure circolari, cioè sferiche.

Nelle Battaglie di Londra e di Firenze, Paolo Uccello riveste così le corazze di foglia d'argento (oggi diventata bruna per effetto degli agenti atmosferici), unicamente per far assumere alle corazze la funzione di specchi columnari.

Ma il teorema 63 del VI libro del trattato vitellioniano dimostra che, mediante specchi convessi, si possono ottenere immagini deformate e l'estroso Paulo, nella sua Battaglia del Louvre, sostituisce un sistema di ellissi al sistema di cerchi.

Ed ecco che tutti gli elementi all'interno di questa opera vanno soggetti a una lieve deformazione e sembrano ruotare, come su un perno, in un unico scorcio immobile e vertiginoso.

 

 

L'indagine approfondita di questo ciclo di tavole, dipinte cinque secoli fa, mi ha stimolato ad affrontare una loro reinterpretazione; e l'unico modo è stato quello di far ricorso, oltre agli elementi della moderna conoscenza e della moderna tecnologia,  innanzitutto a quella fantasia e a quella creatività che appartengono all'uomo del tempo di sempre.

Luciano Romoli



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